Non ricordo l’ultima volta in cui mi ero sentita così: confusa, sfiduciata, sopraffatta dalle cose e dal senso di non essere “abbastanza”. Sarà colpa dell’influenza, ho pensato, e delle medicine, a cui non sono più abituata, ma per la prima volta dopo tantissimo mi sono sentita “scollegata” dal mio centro, in preda a pensieri vorticosi sul presente, sul futuro, sul mio lavoro di insegnante e sul mondo dello yoga.

Solo dopo ho realizzato che, costretta a stare a casa a letto, avevo trascorso molto più tempo del solito sui social network, e più mi creavano dipendenza, più alimentavano un senso di insofferenza dentro di me. Scorrendo i profili di insegnanti o praticanti di yoga, che io stessa avevo scelto di seguire, e le loro bellissime foto in mete esotiche o in contesti casalinghi, sentivo un crescente disagio.
Piano piano ho compreso l’origine del mio malessere: faccio sempre più fatica a digerire l’onda competitiva, sensuale e commerciale che lo yoga ha preso sui social e in particolare su Instagram. 

Cosa sono tutti questi “yoga challenge” dove lo yoga appare come una gara per acrobati e contorsionisti, il cui unico scopo è far vendere qualche capo in più al brand di abbigliamento di turno che fa da sponsor? Non ci avevano insegnato che lo yoga non è competitivo, ma promuove anzi l’accettazione di sé e dei propri limiti come punto di partenza per la crescita interiore? E non si finisce così per far passare tutta la Scienza della Realizzazione del Sé, qual è lo yoga, per mera pratica fisica?

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(Immagine presa da Pixabay)

Cosa sono sono tutti questi scatti di corpi seminudi in pseudo-asana per ricevere facili like da chi certo non guarda l’allineamento della posizione? Basta una citazione di Rumi, o chi per lui, per spacciare una posa sensuale, con body inguinale e scaldamuscoli alla Flashdance, per yoga? Trovo bellissimo il corpo femminile e la sua eleganza, mi piace anche il nudo artistico, ma chiamiamo ogni cosa col suo nome, che sia ginnastica, danza oppure fitness, non parliamo di yoga quando non è il caso.

Cos’è tutto questo bisogno di condividere live, H24, attraverso le stories  su Facebook, Instagram e persino WhatsApp, la propria vita “yogica”? Lo yoga ci insegna sì a stare nel momento presente, ma non con il cellulare sempre in mano! Come puoi insegnare agli altri ad accrescere la propria consapevolezza se tu stesso, più che vivere la realtà, cerchi di costruirne costantemente una rappresentazione? 

Ma soprattutto, perché tutto ciò mi tocca e mi infastidisce così tanto, visto che anche io uso i social per comunicare e promuovere il mio lavoro? Penso forse di essere migliore di qualcun altro nel farlo? Cosa mi fa entrare nel giudizio, laddove invece vorrei mantenere un sano distacco?

Quello che sento è che tutti questi fenomeni tradiscono lo Spirito dello yoga, ovvero tradiscono i principi stabiliti migliaia di anni fa dagli antichi Rishi, i saggi illuminati a cui va la paternità dello yoga. Percepisco che certi atteggiamenti valicano il confine della comunicazione genuina e sfociano nel puro esibizionismo, rischiando di trasformare una disciplina che mirerebbe a liberarci dalla schiavitù dell’ego in una scuola quotidiana di narcisismo. In più mi sento delusa da un ambiente che avevo scelto con convinzione, per un anelito di purezza e per la promessa di serenità che porta con sé, e al tempo stesso mi chiedo se anche io in qualche modo lo tradisca…

Come si esce da questa impasse? Ognuno può trovare la sua soluzione, sempre che la cerchi, la mia è un costante work in progress tra questi rimedi:

  1. usare con moderazione i vari social network;
  2. smettere di seguire chi non sento autentico e genuinamente ispirato dallo Yoga;
  3. cercare ispirazione e contenuti validi al di fuori del mondo virtuale, ossia attraverso i libri e soprattutto il contatto con Maestri veri, come si faceva una volta, quando lo yoga non era così inflazionato su Internet;
  4. praticare a casa e meditare ogni giorno per mantenersi centrati e collegati alla tradizione dello yoga;
  5. ridere di me stessa ogni volta che mi infastidisco per colpa di Instagram!

Namaste,
Francesca