Hai presente quando ai colloqui di lavoro o ai casting ti chiedono di raccontarti  in un minuto e non sai da che parte cominciare e finisci per dire qualche banalità (che ti sei preparato) sulla tua formazione, sulle esperienze lavorative fino ad oggi e sui tuoi progetti per il futuro? Titoli, fatti, programmi… ma di te non hai detto veramente niente.

Perché è così difficile parlare di sé, o meglio comunicare l’idea che si ha di se stessi? Forse non siamo abbastanza in contatto con il nostro vero essere o piuttosto siamo stati abituati a dar valore a noi stessi e agli altri in base ai traguardi raggiunti e a come ci guadagniamo da vivere? Ma tutto il resto, quello che apparentemente non conta, non è forse più importante? Quanto sarebbe rivoluzionario stravolgere le regole e raccontarsi per piccoli dettagli insignificanti, che però riempiono la vita?!

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“Salve, mi chiamo Lilla Palla e mi sveglio tutte le mattine col sorriso. Ci sono pure giorni che me ne resterei volentieri a letto, ma appena metto piede fuori di casa mi vien voglia di mangiarmi il mondo!
Adoro il tè verde al bergamotto, starei ore a sfogliare riviste di arredamento e mi commuovo per le tragedie del nostro pianeta guardando il tg.
Ah, non so se vi può interessare, ma vado forte nelle composizioni di fiori e faccio un cheesecake da paura!”

Credo che dopo una presentazione così, nessuna persona sana di mente vi assumerebbe, va da sé… ma vuoi mettere la soddisfazione di vedere le facce sbigottite degli ipotetici interlocutori!?
Il punto è che siamo talmente pieni di etichette, che ci attaccano addosso fin da piccoli, che finiamo per identificarci con esse, e rischiamo, anche nelle relazioni, di dare peso alle cose sbagliate, di mancare l’essenza delle persone (non che il talento per le composizioni di fiori lo sia, per carità!).
Per essere autentici credo dovremmo innescare un processo di “spoliazione”, un progressivo abbandono dei vari “io sono questo”, “io sono quello”, e tornare ad amarci e sceglierci come facevamo da piccoli, solo per come siamo.

Quindi parlami di te, se vuoi, ma non dirmi che lavoro fai… dimmi quali gusti di gelato ti piacciono, raccontami che mestiere volevi fare da piccolo, portami nel posto dove ti rifugi quando vuoi stare da solo o fammi un balletto mentre ti canto la mia canzone preferita (rigorosamente stonata!).