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È un tempo “strano” per me, quello del viaggio.

Il lasso di ore che collega partenza e arrivo (speso sulla tratta Roma-Bari che mi separa dalla mia famiglia) è un tempo sospeso, che mi costringe ad una “immobilità forzata” sul sedile del treno mentre il paesaggio scorre veloce fuori dal finestrino.

È una dimensione “altra” rispetto al mio quotidiano, uno spazio più ampio del solito in cui il corpo è fermo e la mente viaggia.

Mi capita spessissimo durante i miei viaggi in treno di annotare su un quaderno o su pezzi di carta a caso qualunque cosa mi passi per la mente: appunti, note, schizzi… Anche se attorno a me c’è chi parla ad alta voce (quando inventeranno il galateo del cellulare?!), mi ritrovo a scrivere lunghe liste delle cose da fare al rientro, a programmare i temi delle mie lezioni o a descrivere progetti per il futuro.

E così il treno diventa per me uno spazio creativo, un catalizzatore di idee, un “acceleratore di particelle”!

Non sempre tutti i progetti partoriti in treno vedono la luce, ma quanto mi piace questa dimensione creativa e quanto è sorprendente rileggere a distanza di tempo quei fogli scarabocchiati, fitti di parole, disegni, emozioni e ricordi!

Tanto che anche quando il treno è in ritardo di un’ora, come oggi, il disagio mi è più leggero perché penso che così, in fondo, ho più tempo per scrivere…